giovedì, marzo 20, 2014

Le case editrici sono garanzia di qualità? Gli autopubblicati sono degli inetti?

Da alcuni anni ormai si vedono battaglie contro l'editoria a pagamento, colpevole di illudere gli autori più sprovveduti con pubblicazioni prive di editing, distribuzione e promozione; queste battaglie sono talmente note che non mi dilungherò sull'argomento. Un articolo interessante si può leggere qui: http://aragonaenrica.it/?p=1432#more-1432

Raggiunto l'obbiettivo, ossia la generale consapevolezza degli scrittori esordienti sul tema, che ormai non si fanno più ingannare dal vanity press, si è passati a un nuovo nemico: l'auto-pubblicazione (detta anche self-publishing, auto-produzione, pubblicazione indie).

Rispetto all'editoria a pagamento, l'auto-pubblicazione è molto più pericolosa per gli editori tradizionali, perché toglie loro una sempre più grande fetta di mercato, soprattutto su Amazon. Nella maggior parte dei casi si parla infatti di e-book, non di cartacei, venduti a pochi euro tramite Kindle Direct Publishing, Narcissus, Smashwords, I-Tunes, Kobo e simili. 
Questo fenomeno è aumentato soprattutto nei paesi anglosassoni, in cui il mercato dei libri digitali è molto più ampio che in Italia, e le previsioni non sono rosee per gli editori tradizionali: http://www.huffingtonpost.com/mark-coker/2014-book-publishing-indu_b_4533411.html. Non ha aiutato di certo la crisi economica generale, per colpa della quale i libri di carta hanno visto una diminuzione di vendite costante. C'è addirittura chi parla di "fine dei libri": http://www.wittgenstein.it/2014/01/08/la-fine-dei-libri/
In Italia la situazione è un po' diversa, soprattutto perché il mercato illegale è molto ampio. Ci sono decine di forum, siti, gruppi Facebook in cui è possibile scaricare migliaia di e-book gratuitamente, quindi nessuno paga 9,99 euro per comprare lo stesso libro su Amazon. Rispetto agli USA, il prezzo fissato dalle CE tradizionali è abbastanza alto, mentre gli autori indie si collocano nella fascia 0,99 centesimi - 3 euro. Per un esperimento su Kindle rimando a http://loredanademichelis-offset.blogspot.it/2014/01/esperimento-di-auto-pubblicazione-e.html
Per quanto riguarda la mia esperienza personale, quando il mio romanzo era in vendita come print on demand ne ho vendute circa 100 copie cartacee (da Lulu e Ilmiolibro.it), soprattutto lasciandolo in conto-vendita nelle librerie e nelle fumetterie (trattando di Giappone si accostava benissimo ai manga), mentre ne ho vendute altre 180 a 0,89 centesimi su KDP e ne ho lasciate 498 in promozione gratuita. Ho anche fatto leggere il libro tramite catena di lettura su Anobii e ne ho mandate alcune copie a vari siti/blog letterari per avere una recensione, quindi le copie gratuite diffuse in giro sono ancora di più. Adesso è pubblicato da Cerebro Editore e tutto il ricavato andrà in beneficienza a favore della campagna End Polio Now; si può acquistare qui: http://www.ibs.it/code/9788897914785/gallese-chiara/tokyo-night.html

La critica più frequente che gli addetti ai lavori dell'editoria tradizionale muovono agli autori autopubblicati è che non curino i loro manoscritti né da un punto di vista formale né da un punto di vista sostanziale. Dato che chiunque può pubblicare qualsiasi cosa, anche la lista della spesa, indipendentemente dai guadagni e dal numero di copie a cui si aspira, succede spesso che il prodotto finale sia scadente.
Potenzialmente, infatti, un autore inesperto potrebbe pubblicare anche un manoscritto non formattato e non editato, quindi pieno di errori, oppure dai contenuti scialbi e scontati. Ciò può succedere perché non vi è alcun filtro tra l'autore e il lettore, quindi sta all'accortezza e all'onestà del primo preparare il proprio romanzo in maniera accettabile per la pubblicazione.

Vi sono quindi associazioni di autori e gruppi vari, oltre che agenzie ed editor freelance, che mirano alla formazione degli autori e alla cura dei loro manoscritti prima che questi vengano pubblicati, oppure dispensano utilissimi consigli di scrittura. 
Solo su Facebook ci sono gruppi in lingua italiana molto ben organizzati: Gli scrittori sperduti sull'isola che non c'è; Pubblicare un libro online: scrittori pionieri; Labor limae.
Per l'editing, invece, ci si può rivolgere all'ottima agenzia di Marco Carrara:  http://www.agenziaduca.it/
La copertina invece può essere commissionata a bravissime illustratrici come Cora Graphics, Cassidy Mc Cormack, Elisabetta Baldan, Valeria Rambaldi.
Infine, la promozione può essere affidata a esperti di marketing editoriale, come per esempio quelli indicati su www.scrittorevincente.com.

Vi sono sicuramente autori improvvisati che sbattono la bozza del loro manoscritto online senza aver seguito tutti questi passaggi, anche perché per avere consapevolezza di come funziona il mondo editoriale bisogna averci avuto a che fare per anni e non è così semplice reperire tutte le informazioni, se non si sa dove guardare o cosa cercare. 
La maggior parte della popolazione non conosce il fenomeno dell'editoria a pagamento, quindi pensa che una casa editrice valga l'altra. Secondo i dati Istat, la maggior parte degli italiani ha solo la licenza media e non legge neppure un libro all'anno, per non parlare delle indagini sull'analfabetismo funzionale, eppure i libri pubblicati ogni anno sono decine di migliaia e aumentano sempre di più: ciò significa che abbiamo più scrittori che lettori, ed è facile intuire che molti di questi scrittori non saranno in grado di correggere adeguatamente i propri scritti, mentre molti lettori occasionali non potranno accorgersi degli errori presenti nei libri (basta controllare le numerose recensioni che danno voti altissimi a romanzi sgrammaticati).

Vi sono però numerosissimi autori che hanno scelto consapevolmente la via dell'auto-pubblicazione curandone i minimi dettagli: Rita Carla Monticelli, Riccardo Pietrani, Lilia Carlota Lorenzo, Germano Dalcielo, Luca Rossi,  e molti altri, come nota anche l'articolo di Wired Italia. Negli stessi blog letterari da cui ho preso le recensioni negative elencate più sotto, vi sono anche recensioni positive su autori self, ma per il momento non le riporterò.

Poi ci sono i casi eclatanti, in cui il successo di vendite in proprio ha portato a contratti con grandi editori: Elisa S. Amore, Cassandra Rocca, Anna Premoli, Daniela Volontè, Giorgio Ponte, Viola Veloce. Quindi, a prescindere da tutto, non è detto che pubblicare su Amazon senza un editore alle spalle condanni all'oblio, anzi, può essere un trampolino di lancio. In questi casi, però, mi aspetterei che l'editore eseguisse un controllo e un lavoro di editing accurato.

Le case editrici però non sono esenti dagli stessi errori che molti self commettono, nonostante abbiano tutti i mezzi per poterli evitare. Da un lato vi sono errori di traduzione, ma dall'altro vi sono proprio errori imputabili all'incapacità degli autori e degli editor. Ecco alcuni esempi di libri penosi sia dal punto di vista stilistico che contenutistico, recensiti con cognizione di causa da alcuni blogger:
Ho tralasciato le case editrici più piccole perché mi ci sarebbero volute ore per raccogliere tutte le recensioni. Ho anche cercato di concentrarmi su autori italiani, a parte alcuni casi eclatanti e molto pubblicizzati. 

Questi sono solo alcuni dei numerosissimi esempi di pessimi libri pubblicati da editori tradizionali, e da lettrice forte sono stanca di essere presa in giro e di buttare via i miei soldi. Esigo che un editore mi garantisca la qualità di ciò che compro, altrimenti nessuno potrà mai convincermi che tra gli auto-pubblicati e gli altri autori vi sia una qualche differenza o che il percorso che porta alla pubblicazione presso un grande editore sia riservato esclusivamente a penne meritevoli, passate attraverso una lunga gavetta.

 Le equazioni "autopubblicato = scarso, pubblicato = meritevole, rifiutato dalle CE = inetto" sono solo pregiudizi di chi ha dei motivi precisi per diffondere questa visione del mondo editoriale. L'onestà intellettuale impone invece di ammettere che in qualsiasi categoria si trovino capaci e incapaci, a prescindere dal metodo di pubblicazione e dalla pubblicazione stessa. Ciò che conta sono le opere in sé, e solo dopo averle lette si può dare un giudizio onesto verso le capacità dell'autore.


lunedì, marzo 03, 2014

Tutto ciò che un aspirante scrittore dovrebbe sapere

Negli ultimi anni il mondo dell'editoria è cambiato moltissimo per svariati motivi, tra cui il boom dell'autopubblicazione, la diffusione degli e-book e degli editori a pagamento.

Vent'anni fa, la strada di un aspirante scrittore (sconosciuto e senza contatti) era relativamente semplice: scriveva un libro, lo stampava, lo spediva a un editore o a un agente e aspettava la risposta.

Gli scrittori di oggi invece si trovano di fronte a uno scenario confuso, un mare magnum in cui è facile perdersi ed essere ingannati, soprattutto se si è giovani e inesperti. Queste sono le possibili truffe e ambiguità che si incontrano soprattutto nel web:

  1. Recensioni a pagamento: svariati siti richiedono un contributo per pubblicizzare il vostro libro/manoscritto o per pubblicare una vostra intervista. Questa non è la normalità, non è così che dovrebbe essere, anche perché sarà scontato che la recensione non sarà obbiettiva. Molto spesso, questi siti hanno un traffico bassissimo.
  2. Editori a pagamento (EAP): un fenomeno pubblicizzato anche sulle reti e sui quotidiani nazionali, spesso mascherato sottoforma di falsi concorsi letterari. Dopo aver inviato il vostro manoscritto all'editore o al concorso, vi arriverà a casa un contratto editoriale in cui vi chiederanno un contributo (spesso superiore ai 1.000 euro) per la pubblicazione, per l'editing, per la promozione o per l'acquisto di alcune copie da rivendere agli amici. Chi è totalmente estraneo all'ambiente editoriale non si rende conto che questa non è la vera editoria, bensì quella che in inglese è chiamata "vanity press". Per essere definiti scrittori, è necessario che un editore creda in noi al punto di pubblicarci senza farci spendere un euro. Nel caso dell'editoria accademica, invece, questa regola non vale, perché quasi tutte le riviste e gli editori richiedono un contributo, e la pubblicazione serve ad attribuire punteggio nei concorsi pubblici.
  3. Print on demand: siti come Ilmiolibro.it, Lulu.com, Booksprintedizioni.it non sono editori veri e propri, ma stampatori, cioè sono solo siti che offrono il servizio di stampa a richiesta con altri accessori (isbn, copertina). In questo caso quindi si tratta di self-publishing, non di pubblicazione nel senso tradizionale del termine.
  4. Agenzie letterarie a pagamento: in particolare in Italia si è diffusa la moda di richiedere centinaia di euro per la valutazione di manoscritti. Gli aspiranti scrittori si affidano incautamente a queste agenzie sperando di essere poi rappresentati e presentati agli editori più prestigiosi, ma in realtà nel 90% dei casi ciò non avverrà, oppure l'autore si ritroverà comunque una richiesta di contributo da parte dell'editore. Spesso, inoltre, la valutazione sarà affidata a stagisti inesperti e sottopagati, quindi vale la pena di richiedere preventivamente il curriculum della persona che si occuperà del manoscritto per decidere se è abbastanza competente. Un agente serio, invece, valuterà gratuitamente i nostri scritti e si farà pagare in percentuale sulle vendite quando crederà nel nostro lavoro rappresentandoci presso gli editori.
  5. Promozione: un'altra piaga molto diffusa è la marea di sedicenti web marketer/giornalisti che chiederanno un contributo per aiutarci a presentare il libro e a diffonderlo presso il pubblico. Inutile dire che quasi sempre si tratta di persone inesperte e non professionali, spesso freelance, perciò è necessario prestare molta attenzione al loro ambiente di provenienza e al loro CV. Non è sbagliato pagare un'agenzia pubblicitaria per promuoverci, l'importante è stare attenti alla reputazione dell'azienda.
  6. Editing e correzione di bozze: oltre a quelli che cercano di farsi pagare per la promozione, ci sono anche moltissimi editor freelance che tentano di convincere gli scrittori più ingenui a mettere il proprio manoscritto nelle loro mani. Anche in questo caso è importantissimo controllare il CV e le referenze, guardando un esempio del loro lavoro.
Una volta scongiurati questi pericoli, ci sono ancora alcune informazioni generali che è necessario avere come base minima:

  1. I grandi editori non leggono quasi mai i manoscritti, perché ne ricevono migliaia ogni anno e sarebbe umanamente impossibile che i loro (pochi) impiegati riuscissero a smaltire tutte quelle pagine. Di norma ricevono i manoscritti tramite gli editor, gli insegnanti di scrittura, i professori universitari o gli agenti letterari.
  2. Le piccole o medie case editrici che pubblicano gratuitamente hanno spesso dei difetti insormontabili, per esempio: non fanno editing, non traducono e non vendono in altri Stati, non promuovono, non distribuiscono, adottano una grafica scadente, non pagano gli autori o li pagano pochissimo per contratto e si affidano a gruppi di lettura formati da dilettanti. Vendere 250 copie con loro è già un buon traguardo.
  3. Nessuno degno di nota leggerà il vostro manoscritto se contiene errori ortografici/grammaticali e se non è formattato bene (lo stesso vale per la lettera di presentazione). 
  4. Anche se pensiamo di non averne bisogno, è importantissimo leggere qualche manuale di scrittura creativa o frequentare qualche corso, dato che ci sono alcune tecniche narrative che sono utilizzate o evitate a seconda della moda del momento e possono fare la differenza quando qualcuno leggerà il nostro manoscritto.
  5. I tempi di risposta sono sempre superiori ai sei mesi.  Armatevi di pazienza.
  6. Sarà estremamente difficile pubblicare un romanzo di nicchia o di literary fiction. Le case editrici sono aziende e come tali ricercano il profitto, quindi tendono a pubblicare ciò che va di moda o comunque ciò che potrebbe vendere.
  7. L'autoproduzione (chiamata anche autopubblicazione, self-publishing, editoria indie) è una strada che può dare molte soddisfazioni, ma è demonizzata dai professionisti dell'editoria e dagli scrittori stessi. Prima di intraprenderla, è bene informarsi su ogni aspetto (perché l'autore dovrà occuparsi da solo di tutto ciò che normalmente spetta all'editore) ed essere consci che un romanzo autopubblicato troverà un editore tradizionale soltanto nel caso in cui riesca a scalare le classifiche vendendo migliaia di copie (un caso remoto, quindi).
  8. La promozione è fondamentale, ma non bisogna ammorbare il prossimo in continuazione come fanno spesso gli scrittori esordienti. Su internet si trovano moltissimi siti utili, è bene  documentarsi prima di intraprendere qualunque iniziativa. I blog letterari sono un ottimo inizio per richiedere delle recensioni.