mercoledì, gennaio 18, 2012

1100 i concorrenti del premio Rai “La Giara”

 *AGGIORNAMENTO: i concorrenti in Calabria sono ben 61*

Sono 960 i romanzi inediti inviati al Premio “La Giara” indetto dalla Rai. Le venti giurie regionali inizieranno lunedì la lettura dei manoscritti.


Dunque, una media di 48 romanzi a regione. Ma vediamo la classifica delle Regioni in base al numero di abitanti:
(http://www.comuni-italiani.it/regionip.html)

Regioni Italia per Popolazione

PosRegioneResidenti%ItaliaNumero ComuniNumero Province
1Lombardia9.917.71416,4%1.54412
2Campania5.834.0569,6%5515
3Lazio5.728.6889,4%3785
4Sicilia5.051.0758,3%3909
5Veneto4.937.8548,1%5817
6Piemonte4.457.3357,4%1.2068
7Emilia-Romagna4.432.4187,3%3489
8Puglia4.091.2596,7%2586
9Toscana3.749.8136,2%28710
10Calabria2.011.3953,3%4095
11Sardegna1.675.4112,8%3778
12Liguria1.616.7882,7%2354
13Marche1.565.3352,6%2395
14Abruzzo1.342.3662,2%3054
15Friuli-Venezia Giulia1.235.8082,0%2184
16Trentino-Alto Adige1.037.1141,7%3332
17Umbria906.4861,5%922
18Basilicata587.5171,0%1312
19Molise319.7800,5%1362
20Valle d'Aosta128.2300,2%741
Totale60.626.4428.092110



Questo vuol dire che ci sono meno probabilità che in Valle D'Aosta i romanzi siano stati davvero 48, anche se non possiamo sapere qual è effettivamente la percentuale di scrittori in ogni regione (per esempio, in una zona rurale è più difficile che vi siano molti scrittori, pur se molto abitata), né possiamo sapere chi tra loro ha scelto di inviare il proprio manoscritto (forse dipende anche dalla politica di incentivi all'educazione di ogni singolo ente).


La mia stima è puramente inventata, ma credo che la maggior parte dei lavori si concentrino nelle regioni da 1 a 7, che, quindi, avranno avuto una partecipazione superiore al centinaio.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo il concorso non da pari possibilità ai partecipanti.

Infatti un asperante scrittore della val d'aosta per andare alla finale dei 21 (1 per ogni regione) dovrà superare la concorrenza di pochi partecipanti.

E' vero che poi alla fine vince solo uno (che si suppone essere il migliore secondo i parametri dei giudici), ma è anche vero che un libro per il semplice fatto di essere arrivato alla finale dei 21 otterrà molta più visibilità (è da vedere se poi tale visibilità darà qualche vantaggio dopo il concorso).

Un saluto da:

atomico

Anonimo ha detto...

"(per esempio, in una zona rurale è più difficile che vi siano molti scrittori, pur se molto abitata), né possiamo sapere chi tra loro ha scelto di inviare il proprio manoscritto (forse dipende anche dalla politica di incentivi all'educazione di ogni singolo ente)."

Con tutto rispetto, Chiara, questa tua stima, che molto onestamente dichiari sia inventata, lascia il tempo che trova. E sostenere che in una zona rurale la percentuale di potenziali scrittori è più bassa, è un' affermazione a dir poco medievale.

Condivido il fatto che le prime selezioni siano inique, avrebbero dovuto scegliere i criteri di selezione DOPO la fine delle iscrizioni. In questo modo avrebbero potuto decidere, in base ai romanzi ricevuti, quanti mandare in semifinale per ogni regione. E' chiaro che se in Sicilia o Sardegna (isole moooolto prolifiche in quanto a letteratura, nonostante i pochi abitanti della seconda -ecco perchè le tue stime non sono attendibili-) sono giunti mille romanzi e in lombardia solo 300, in base a questo decidi quanti romanzi mandare in semifinale. Ma la Rai non si distingue mai per il raziocinio nell' organizzare i propri eventi....

Akiko ha detto...

Caro Anonimo, io ho fatto una stima personale per il mio blog, non ho mai detto che fosse attendibile, e mi serve per avere un'idea della possibile partecipazione nella mia regione. Non ci sono andata molto lontana dato che in Emilia hanno partecipato in 80 e in Calabria 61, a fronte di una media di 48.
Comunque se dici che la mia affermazione è medievale vuol dire che ignori completamente la storia della letteratura italiana e/o vivi anche tu in una zona rurale.
Ti ricordo che il tasso di alfabetizzazione in Italia prima del secolo scorso è stato sempre bassissimo, e i famosi scrittori siciliani non erano certo la regola, anzi, provenivano da famiglie abbienti e avevano frequentato scuole esclusive. In tutto ciò le donne erano ovviamente penalizzate (mia nonna, nata nel 1913, è riuscita a laurearsi ma non ha potuto frequentare medicina proprio perché in Sicilia non era permesso, e comunque era un'eccezione rispetto alle sue coetanee).
Ti consiglio di ripassare un po' di dati al riguardo e di consultare le statistiche.

Anonimo ha detto...

Ah, ho capito, io mi devo ripassare i dati, e studiare la storia della letteratura perchè da come parlo forse vivo in una zona rurale.
Perfetto, ho capito di che pasta sei fatta e quindi chiudo qui la discussione, non mi interessa parlare con una rincoglionita di questo calibro, che nemmeno legge le cose che gli altri scrivono, e fa affermazioni di questo tipo.
Però una cosa te la voglio ricordare, il premio la giara a cui stiamo partecipando, è stato indetto nel 2011, e si concluderà nel 2012. Tu, e a ragione, mi hai nominato date dell' anteguerra. Immagino che la situazione italiana, in primis l' alfabetizzazione, sia leggermente diversa oggi rispetto ai primi del '900, o sbaglio? io infatti facevo riferimento ai giorni nostri, non al 1914. E il mio riferimento era in risposta alla tua infelice, quanto colma di ignoranza, tua affermazione. Ti ho fatto quell' appunto con cortesia, ma vedendo in che modo rispondi, e vedendo che diavolerie dici, ti mando volentieri a fare in culo e chiudo la conversazione, perchè con gente che dice certe cose e che soprattutto non sa discutere e si scalda subito, preferisco non parlare.

Anonimo ha detto...

Ps, poi chiudo,
visto che io sono ignorante e tu sei super istruita, e ti sei imbattuta in un discorso del quale si vede BENISSIMO che sei competente, Giovanni Verga, per fare un esempio di uno scrittorucolo di poco conto, un poveretto che nessuno conosce, è nato a Vizzini, che è una grande metropoli di milioni di abitanti. Se fosse nato in una zona rurale, di sicuro non avrebbe scritto mai nessun romanzo icona di una delle correnti letterarie più importanti della storia della letteratura italiana. Idem Ciro Capuana, anche lui nato a Mineo, altra grande metropoli tutt' altro che rurale. Questo per ricollegarmi al periodo che tu stessa (sviando il discorso però, visto che io ti ho fatto un appunto cortese sul fatto che hai affermato che nelle zone rurali la percentuale di scrittori è secondo te più bassa, tu invece ti sei poi difesa parlando di donne nel 1914)


Senti, dopo questa, faresti bene a cancellare i miei post, così fai migliore figura, anche se devo dire che con le tue affermazioni la figuraccia la fai in partenza.

E concludo dicendoti che definire "medievale" la tua affermazione era un modo per spiegare che non la condividevo e la trovavo di un arcaismo spiccio, non volevo di certo offenderti.

Poi dopo che ho letto la tua seconda risposta, a fare in culo ti ci mando molto volentieri

Akiko ha detto...

Bene, così ti querelo per diffamazione a mezzo stampa. Anche se non hai avuto il coraggio di firmarti, l'indirizzo ip rimane.

Akiko ha detto...

"All'indomani dell'unificazione, nel 1861, l'Italia contava una media del 78% di analfabeti con punte massime del 91% in Sardegna e del 90 % in Calabria e Sicilia, bilanciata dai valori minimi del 57% in Piemonte e del 60% in Lombardia.[1] Nello stesso periodo - 1850 - le percentuali di analfabeti in Europa erano del 10% in Svezia, del 20% in Prussia e Scozia, del 75% in Spagna e del 90% in Russia.

Per il censimento generale del secondo dopoguerra, nel 1951, la "qualifica" di analfabeta venne collegata non più a coloro che non sapevano scrivere il proprio nome, ma a coloro che non sapevano leggere e scrivere. Gli analfabeti risultarono così suddivisi per regione: Piemonte 3%, Valle d'Aosta 3%, Liguria 4%, Lombardia 2%, Veneto 7%, Trentino Alto Adige 1%, Friuli Venezia Giulia 4%, Emilia Romagna 8%, Toscana 11%, Marche 13%, Umbria 14%, Lazio 10%, Abruzzo e Molise 19%, Campania 23%, Puglia 24%, Basilicata 29%, Calabria 32%, Sicilia 24% e Sardegna 22%.

Secondo i dati pubblicati nel 2005 da una ricerca dell'Università di Castel Sant'Angelo dell'UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo), quasi sei milioni di italiani sono totalmente analfabeti. Rappresentano il 12% della popolazione (tra cui baccone) contro il 7,5% dei laureati. L'Italia è fanalino di coda fra i 30 Paesi più istruiti. Solo il Portogallo e il Messico hanno un tasso più elevato. La ricerca, intitolata La Croce del Sud - arretratezza e squilibri educativi nell'Italia di oggi, è stata condotta da Saverio Avveduto e pubblicata dall'Università di Castel Sant'Angelo dell'Unla. Senza alcun titolo di studio (o in possesso della sola licenza elementare) è invece il 36,52% della popolazione, circa 20 milioni sui 53 censiti nel 2001. Questa popolazione è considerata dalla ricerca come ana-alfabeta, cioè del tutto analfabeta o appena alfabeta. Questa situazione è stazionaria da 10 anni.

Il record negativo di 13,8% è in Basilicata e ci sono nove altre regioni al di sopra dell'8%, limite considerato di allarme:

Calabria 13,2%
Molise 12,2%
Sicilia 11,3%
Puglia 10,8%
Abruzzo 9,8%
Sardegna 9,1%
Umbria 8,4%.
Interessante notare come alcune di queste regioni hanno un alto tasso di laureati: la stessa Basilicata [4] o la Calabria hanno, in percentuale, più laureati della Lombardia e del Piemonte. Su queste regioni incide pesantemente il tasso di emigrazione, poiché la popolazione scolarizzata emigrante è maggiore della popolazione non scolarizzata rimanente. Catania è la città (tra quelle con più di 250.000 abitanti) con la più alta percentuale di analfabeti d'Italia ed è seguita da Palermo e Bari.

Secondo l'ISTAT i dati sarebbero diversi perché diversi sono i criteri utilizzati nel definire la condizione di analfabetismo. L'Istituto Nazionale di Statistica precisa che, in base ai dati del censimento della popolazione riferiti al 2001, il numero di analfabeti è pari a 782.342 unità.

Altri dati sono stati forniti dal progetto ALL (Adult Literacy and Lifeskills - Letteratismo e abilità per la vita), dedicato specificamente all'analfabetismo funzionale, nell'ambito di una ricerca comparativa internazionale promossa dall'OCSE. Le indagini svolte sulla situazione italiana nel 2003-2004 su un campione della popolazione compresa tra 16 e 65 anni hanno denunciato un quadro non brillante: su tre livelli di competenza alfabetica funzionale (inferiore, basilare e superiore) il 46,1% degli Italiani è al primo livello, il 35,1% è al secondo livello e solo il 18,8% è a un livello di più alta competenza.

Il linguista Tullio de Mauro cita vari studi, concludendo che nel 2008 soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea."

Akiko ha detto...

La Croce del Sud: http://www.parlandosparlando.com/pdf/ricerche/UNLA-rapporto_La_croce_del_Sud.pdf